Pubblichiamo qui di seguito un articolo scritto dalla nostra Presidente, Carla Forcolin, e pubblicato dall’Unità e da La Nuova Venezia, sulla situazione dei bambini che attualmente vivono negli ICAM italiani accanto alle loro madri detenute, a seguito dell’entrata in vigore della legge 62/2011, che doveva liberare tutti i bambini dal carcere, invece vi ha fatto entrare i bimbi fino a sei anni!
“Kevin, 5 anni, giunge in visita alla mamma, reclusa nell’ICAM di xy con la sorellina di due anni. Ci viene accompagnato dal nonno, ma non torna a casa con lui. Il bambino ha piantato un capriccio, vuole stare con la mamma, come la sorellina minore, è geloso. E la mamma decide di tenere anche lui con sé. Sa che in carcere nessuno si opporrà.
Con la legge 62, che istituisce gli Istituti a Custodia Attenuata per Madri, i bambini possono stare con la mamma fino a sei anni e basta che lei voglia tenerlo con sé che lui le rimarrà accanto. Così il piccolo finisce per fare la vita del recluso. Era un monellino che girava tutto attorno al campo Rom con i suoi fratelli, cugini, amichetti. Lo accudiva la nonna, le decisioni su di lui le prendeva il nonno. Alla scuola materna non andava, come non ci andrà ora: la mamma o meglio il nonno non vuole. Forse perché la scuola materna “rammolisce” troppo questi bimbi, perché si sovrappone all’influenza della famiglia, del clan, quando i bambini sono piccoli …
Così ora Kevin vive tutto il giorno in poche stanze e si annoia a morte. La sorellina frequenta l’asilo nido. La mamma si stancava ad averla intorno tutto il giorno e lei era tanto felice di uscire… Inoltre a tutti all’ICAM appariva bello che la piccina andasse all’asilo. Lui invece non ci va e quando la sorellina rientra ha come unica soddisfazione quella di giocare con lei e di farle un po’ di dispettucci fraterni. Ora è lì anche lui a “presidiare la mamma”. Simile soddisfazione gli costa la libertà, ma la mamma è il suo più grande amore. E poi, quando avrebbe tanta voglia di uscire, di giocare con i suoi amichetti, nessuno è disposto a riaccompagnarlo al campo Rom. Le ondate di desiderio di essere libero passano e si alternano alla paura di lasciare la mamma e di lasciarla tutta a sua sorella. Così Kevin vive recluso. Fa compagnia a mamma e trascorre così la sua prima preziosissima infanzia. Nessuno coglie la sua sofferenza in famiglia o si pone il problema di questo bambino recluso, che non solo non può imparare le cose che si imparano a scuola, ma nemmeno quelle che si imparano per strada.
Kevin può stare in un bellissimo ICAM (che però di fatto è una prigione) solo perché una nuova legge gliel’ha permesso. Una legge che è nata per non separare i bambini dalle mamme detenute. Chi ha scritto questa legge non ha pensato che queste cose avrebbero potuto succedere, ha solo sperato di “liberare” tutti i bambini. La legge dice che nessun bambino sotto i sei anni dovrebbe stare con la mamma in prigione, piuttosto le mamme con prole fino ai sei anni devono rimanere agli arresti domiciliari e se non hanno un domicilio in una casa-famiglia. A meno che (e qui cominciano i guai!) a meno che il giudice non ritenga che quella mamma sia pericolosa se non reclusa. Fino a pochi mesi fa le mamme in simili condizioni tenevano con sé solo i bambini piccoli, sotto i tre anni, ora possono tenere anche quelli più grandicelli. E così, per un malinteso pietismo, nel nostro paese succede che, mentre un adulto va in prigione dopo un processo regolare, se condannato, un bambino di cinque anni va in prigione se lo desidera la mamma o la sua famiglia o se lui stesso esprime il desiderio di stare accanto a mamma, costi quel che costi!
Tutti sappiamo che la madre o un suo sostituto è necessaria nella prima infanzia, funge da base sicura per imparare ad affrontare il mondo ed è palestra primaria di relazione per il bambino. Tutti sappiamo che la madre o un suo sostituto sono necessari a crescere in un progressivo processo di distacco e di acquisizione di autonomia. Ma se questo distacco non può esserci, che succede? La crescita viene di fatto minata. Una cosa è impedire gli incontri tra mamme carcerate e figli, che dovrebbero potersi incontrare spesso, e un’altra quella di impedire la libertà di crescere autonomamente ai bambini, abituandoli al clima di un istituto di pena fin dalla prima infanzia. La riforma costituita dalla legge 62, entrata in vigore dal gennaio di quest’anno, fa rimpiangere lo stato delle cose precedenti e va ripresa velocemente in mano da parte del legislatore.”