Vi informiamo sullo stato delle cose attuali in relazione al compito, che ci siamo liberamente assunti, di accompagnare i bambini del carcere all’asilo nido comunale e all’esterno.
L’avvio dei nuovi ICAM è molto lento. A Venezia l’inaugurazione dello stesso è imminente, ma lo è da molto tempo, probabilmente a causa della situazione politica generale.
Intanto i bambini del nido che frequentano l’asilo comunale sono solo due, mentre oggi ce ne sono altri 5 che non ci vanno. Tra questi 5, due sono arrivati da poco, gli altri tre sono piccolini. Ma questo induce a riflettere su di una questione generale: che fare per rendere accessibile l’asilo anche a chi sta in carcere solo per alcuni mesi?
L’asilo comunale o comunque un asilo esterno è il mezzo migliore per inserire i bambini nel contesto sociale in cui vivono, per dare loro uno spaccato di normalità, per tenerli fuori dal carcere molte ore, per dare loro un ritmo di vita, che nel carcere rischia di essere senza orari e senza nessuna ritualità ritagliata sui loro bisogni. La regolare frequenza dell’asilo favorisce l’apprendimento della nostra lingua per i bambini e dà loro quella formazione che gli permetterà di inserirsi nella scuola materna ed elementare con una formazione culturale simile a quella dei loro coetanei o almeno non troppo diversa. Nidi o ludoteche interni al carcere sono buona cosa, ma diversa dagli asili nido esterni. Entrambi devono essere allestiti. La scuola materna poi deve essere assolutamente garantita a tutti.
Si apre qui l’insoluta questione di chi deve accompagnare i bambini all’asilo. A Venezia ci pensiamo noi, ma si dovrebbe trovare una soluzione al problema meno precaria di quella di gettare il problema addosso ad associazioni di volontariato che si procurano i fondi per pagare gli accompagnatori cercando offerte. Almeno dovrebbero essere previsti per le stesse associazioni accordi e finanziamenti, che allo stato attuale delle cose non sono in atto con il Ministero della Giustizia: gli enti locali sono dovunque così poveri che non si assumono oneri economici.
Il volontariato puro, cioè senza sostegno economico, non è adatto a svolgere questa funzione, perché all’asilo ci vanno più bambini e ognuno di loro ha bisogno di un accompagnatore che lo accompagni due volte al giorno con regolarità. Se vogliamo che queste figure di accompagnatori diventino figure significative, riferimenti importanti sul piano amichevole (e di amici sia le mamme che i bambini hanno molto bisogno), non si deve pensare ad una continua girandola di persone ma a rapporti stabili e un impegno del genere per una persona esterna al carcere diventa un vero lavoro. Un finanziamento per questo tipo di impegno deve essere previsto.
Senza aspettare però fondi che per ora non arrivano, l’Associazione sta formando accompagnatori con un apposito corso, che raccoglie una decina di nuove disponibilità a questo compito. Questi nuovi accompagnatori affiancheranno chi si presta a svolgere lavoro regolare, con forme di volontariato nei giorni festivi. Agli accompagnatori “stabili” sommeremo disponibilità diverse, magari meno frequentemente vicine a mamme e bambini, ma che avranno con gli stessi un rapporto di qualità, almeno questa è la nostra speranza.
Carla Forcolin