Nei giorni dell’acqua alta ho capito che il Mose non solo era il più grande spreco di denaro in Italia ma anche una terribile metafora per indicare altri fallimenti di imprese ambiziose e complesse: ad esempio la possibilità di unire attorno ad un tavolo le istituzioni e il volontariato, che devono occuparsi dei figli delle detenute residenti nell’Icam, e concordare il loro operato, come avrebbe prescritto il “Protocollo d’Intesa” firmato il 13/5/2019.
Come una marea imponente e violenta ha travolto le case e i negozi veneziani, così la sottrazione di un bambino di sei anni dalla madre detenuta e dal fratellino, senza alcun preavviso, senza permettere alla madre di fargli la valigia, ha rotto gli equilibri precari del rapporto con il carcere dell’associazione “La gabbianella e altri animali”, che ha deciso di smettere di collaborare con chi permette certe azioni.
Ormai è rimasto nell’Icam un solo bimbetto da accompagnare alla scuola materna e il nostro storico impegno in tal senso può essere attuato anche dall’Istituzione carceraria, che è dotata di una puericultrice, pur senza il nostro aiuto. Piuttosto, se in questo Icam semivuoto arriveranno altri bambini, non godranno più di tutte le cure che dava loro l’Associazione, ma veramente è ora che il volontariato smetta di riempire i vuoti lasciati dalle istituzioni, che da una parte si servono di lui e dall’altra non lo ascoltano, nemmeno quando cerca di evitare pesanti sofferenze per i bambini.
Da lunedì 25 novembre non sarà più l’Associazione ad accompagnare i bambini dell’Icam alla scuola materna.
Carla Forcolin