carlaNon è facile trarre dalle vicende di Bibbiano delle indicazioni che abbiano un valore generale sulla tutela dei minori, perché si tratta di questioni delicate dove “bisogna distinguere il grano dal loglio”. È giunto il tempo della mietitura e di vedere dove e come i Servizi Sociali del nostro paese, ed eventualmente i rispettivi tribunali di riferimento, abbiano compiuto degli abusi di potere. Purtroppo, con la crisi di governo, difficilmente andrà avanti la commissione d’inchiesta sugli affidamenti costituita dal Ministro Bonafede. Più che una commissione nazionale, ci vorrebbero tante commissioni regionali, volte a capire che cosa impedisce a ciascun bambino che vive fuori della propria famiglia di tornarvi o di riceverne una adottiva o affidataria.

Le leggi a tutela dei minori devono prevedere una grande elasticità d’attuazione, data la quantità di situazioni diverse su cui si deve intervenire, di qui l’ampia discrezionalità lasciata ai Servizi Sociali. Ma non c’è dubbio – lo dicono la Costituzione e svariate leggi – che i bambini abbiano il sacrosanto diritto a crescere nella loro famiglia d’origine, a meno che la stessa non sia chiaramente inadeguata. In tal caso deve essere dichiarata decaduta la responsabilità genitoriale e, per arrivare a tanto, ci vuole un giusto processo. Raramente vi si giunge e quando lo si fa, ci vogliono spesso anni di attesa, durante i quali il bambino cresce senza una famiglia solida e senza tranquillità.

E’ più facile, perché non determinante per tutta la vita, attenuare solo la responsabilità genitoriale e porre un bambino in affidamento, dove sono fondamentali i Servizi Sociali. Va a finire che moltissimi bambini vengono tolti alla famiglia d’origine senza un giusto processo, senza una determinazione chiara. Quando il Tribunale per i Minorenni instaura rapporti di fiducia consolidati nel tempo con i Servizi, gli stessi finiscono per godere di un enorme potere: quello di togliere i figli alle famiglie d’origine e di darli in affidamento a persone/famiglie di loro fiducia. E i Tribunali spesso non controllano, talora per negligenza, talora per incapacità o impossibilità.

Quando scrissi “Io non posso proteggerti”, F Angeli, 2010, avevo individuato un criterio che permettesse ai bambini di essere rispettati: quello del diritto alla continuità degli affetti. La mia richiesta divenne, in dieci anni di lotte, grazie alla sen. Puglisi, una legge (L.173/2015). Ma questa legge viene disattesa come le altre, più delle altre. E i bambini vengono tolti a chi li tratta bene, sulla base di semplici sospetti, quando non di vantaggi personali, un po’ in tutto il paese.

Ma sia chiaro che, se queste terribili cose possono accadere, si pecca anche nel senso opposto, quello del non intervento quando intervenire è necessario. Troppi bambini vengono uccisi o maltrattati senza che nessuno muova un dito per toglierli dalle famiglie maltrattanti, purtroppo. In genere i delitti in Italia si vanno riducendo, ma non quelli in famiglia.

Non si deve fare di ogni erba un fascio e buttare a mare l’istituto dell’affidamento e tutta l’opera dei Servizi Sociali.

Carla Forcolin

 

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