Si è concluso il 13 settembre il Progetto “Giocare Liberamente” che consisteva nell’accompagnare i bambini del nido del carcere in spiaggia, per tutta l’estate, a giocare con l’acqua e la sabbia, con i loro accompagnatori e con altri bambini. Per tre mesi e mezzo a giorni alterni sei piccoli hanno potuto uscire dai ristretti orizzonti della stanza in cui di fatto vivono per allungare il loro sguardo fino alla linea in cui il mare incontra il cielo. Più che ad allungare lo sguardo hanno pensato però a riempire secchielli d’acqua e sabbia, a godere di “giochi” diversi dal solito, come le docce e le altalene dello stabilimento balneare. Pochi giorni fa sono stati accompagnati perfino ad Acqualandia, grazie all’organizzazione di L. (che non vuole essere nominato!).
Nel corso dell’estate i bambini si sono divertiti moltissimo e alcuni hanno imparato a pronunciare le prime parole in italiano (sono tutti stranieri, tranne uno), e a tenersi puliti senza pannolino (grazie anche al lavoro fatto con le loro mamme dalle nostre psicologhe).
Ora sono pronti per andare all’asilo nido in condizioni di quasi-parità con gli altri bambini.
“La gabbianella” ha potuto fare tutto ciò, di cui va davvero orgogliosa, grazie ad un gruppo di persone che ha lavorato con grande coinvolgimento e bravura. Nel gruppo una socia in particolare, Francesca, ha ideato il progetto e si è presa la responsabilità di farlo funzionare, dedicandoci tutta l’estate. Grazie Francesca per quello che hai dato ai bambini e anche alle vecchie cariatidi dell’associazione.
Anche il progetto che da anni ormai funziona e che consiste nel tentare di migliorare il rapporto tra mamme e bambini nel carcere è molto importante e finora è stato sempre rinnovato. Com’ è stato rinnovato sempre l’accompagnamento dei bambini al nido e sarà questo a permettere ai piccoli che finiscono il mare di andare subito fuori dal carcere, entrando nell’asilo nido. Tutto ciò grazie al lavoro di una nostra socia “storica”, che affettuosamente chiamiamo con il soprannome, Dida, per non chiamarla con i suoi titoli accademici, che mettono un po’ di soggezione.
Dida è la responsabile del carcere da anni: compito duro, frustrante, a cui si resiste di solito solo per un po’. E’ una resistenza che andrebbe premiata con una medaglia al valor militare.
E mentre penso al suo lavoro, penso al lavoro anche di altre persone, che sono con lei da anni e che con lei hanno sopportato difficoltà e frustrazioni in quantità industriale: ad esempio la psicologa della relazione madre-figlio e la pediatra, Eleonora e Maria Teresa.
Abbiamo toccato solo l’ambito del carcere, ma come ben sapete ci occupiamo anche di affido e di adozione e anche di sostegno a persone colpite da gravi difficoltà nel rapporto con i bambini, di cui nessuno sembra prendersi cura. E anche qui, come non pensare a Paola e a Ketty, psicoanaliste, che da sempre, prima ancora che nascesse il lavoro nel carcere, hanno aiutato chi aveva bisogno di chiarirsi un po’ le idee o di avere consolazione e ascolto? E come non pensare a Lucrezia che, sia pure da Milano, aiuta tutti sul piano legale? O a tutti gli avvocati che qui a Venezia sono pronti a sostenerci?
Spesso l’estate, quando i collaboratori meno impegnati fuggono, fa sentire soli coloro che hanno la responsabilità di associazioni piccole come “La gabbianella”. Quest’estate non è stato così per noi e nel crogiuolo del nuovo progetto-spiaggia ci si sono avvicinate tante nuove ragazze in gamba: tra queste la nuova segretaria.
Qualcuna resterà e qualcun’altra se ne andrà presto. Tra di loro o grazie a loro si troveranno nuovi affidatari? Forse.
Io non so se ai gabbiani cadano le piume come agli uomini i capelli. Ma mi viene da pensare che sia così, in un ricambio continuo, anche per la Gabbianella. Ringrazio chi non è solo piuma, ma è sangue e ossa, chi lavora in silenzio da anni con me. Insieme, ossa e piume, facciamo questo animale: goffo e aggressivo a terra, bello quando vola. E noi voliamo quando ci viene permesso dalle istituzioni di stare vicino ai bambini. Anzi di “sollevarli”, proprio come si vede nel nostro logo.
Carla Forcolin