Premetto che della orribile vicenda che riguarda la famiglia Ambrosis so solo quello che si può leggere sui giornali, che in questi casi sono sempre un po’ lacunosi, perché nessuno di coloro che lavorano “dietro le quinte” nell’area della tutela dei minori ama parlare o può parlare senza venire meno al rispetto della privacy legata al proprio lavoro. Mi scuso in anticipo se il mio ragionamento si dipanasse a partire da dati non esatti.
Luigi e Gabriella Deambrosis si sono visti sottrarre la figlia appena nata ed avuta con fatica e tribolazioni, perché su di loro gravava l’accusa di abbandono di minore. L’accusa si è dimostrata infondata, ma nell’attesa della sentenza, sulla base di un preconcetto generato dalla loro età (la mamma aveva 56 anni quando ha partorito e il padre 12 di più) e dall’idea che di loro si era certamente fatto qualche assistente sociale o qualche giudice, gli è stata tolta la figlia. Anticipando qualsiasi sentenza di colpevolezza, per anni non è loro stato permesso nemmeno di vederla e frequentarla. La cosa è incredibile, alla luce del fatto che spesso viene permesso perfino a genitori, che hanno gravemente e comprovatamente nuociuto ai figli, di vederli, magari in ambienti protetti.
Evidentemente si era già deciso di togliere questa bambina ai genitori, a cui non è stato riconosciuto il diritto alla genitorialità in base alla loro età o in base ad altre considerazioni che sui giornali non possono apparire. L’esperienza che ho di questo settore mi fa ipotizzare che “le altre considerazioni” abbiano a che vedere con la negazione dell’idoneità all’adozione per la coppia. Non essere idonei all’adozione non significa non essere idonei alla genitorialità naturale, che si dispiega senza permessi, per fortuna. Non è reato avere un figlio/a a 56 anni e le speranze di vita delle donne italiane superano gli 85 anni. Ora si invoca il bene della bambina, che, essendo cresciuta con un’altra coppia, sta bene dove si trova. Mi occupo di queste cose da decenni e ho visto bambini, abbandonati di fatto dai genitori naturali, ad essi riconsegnati, con taglio netto dei rapporti precedenti con le famiglie affidatarie, perfino all’età di 9 anni. La legge 173/2015 nasce da queste tragedie, da me spesso narrate. Ma la legge sulla continuità degli affetti deve valere per tutti alla luce dell’interesse del minore: con quale logica la bambina non ha potuto vedere in questi anni chi le ha dato la vita? I suoi genitori l’avevano lasciata sola per pochi minuti e non avevano altre colpe evidenti se non quella di avere fatto la fecondazione artificiale all’estero. Allora in Italia l’eterologa era vietata. La bambina avrà il diritto di sapere la sua storia e fin da subito ha quello di sapersi adottata. Perché mai toglierle la famiglia naturale? Se c’era il dubbio che la stessa non fosse in grado di crescerla, sarebbe bastato far aiutare la famiglia da un educatore, oppure si sarebbe potuto osservare meglio la bambina e il rapporto tra la piccola e i genitori nel tempo.
E ora? La bambina ha diritto alla serenità, ma affiancare a coloro che le hanno fatto da genitori i genitori biologici, trovando un modo dolce perché questo avvenga (i modi si trovano con un po’ di fantasia) sarebbe il minimo, nel rispetto al suo diritto di crescere nella famiglia in cui è nata. Sarebbe anche giusto che i motivi veri che hanno determinato questa scelta che sembra andare nella direzione opposta a quelle prese da altri tribunali in tempi recenti, venissero resi noti. Da qualche tempo in Italia si prende atto della situazione esistente in alcune famiglie e si parte da lì, magari obtorto collo, perché i bambini non debbano soffrire. Uteri prestati per amore o per soldi in Italia non sono ammessi, ma se i bambini esistono già, si è finalmente imparato a decidere, nel loro superiore interesse, che debbano avere due genitori. In questo caso invece si decide di togliere una bambina a chi l’ha messa al mondo solo perché ci sono voluti ben 7 anni per riconoscere l’innocenza di due persone che non avevano fatto nulla! Il danno (enorme) e la beffa (enorme) per i genitori e per la figlia non potrebbero esistere senza una regia voluta da qualcuno! Se siamo in uno stato di diritto, questa situazione va approfondita e ai danni fatti va posto rimedio.
Carla Forcolin (fondatrice dell’associazione “La gabbianella e altri animali”)