Pubblichiamo qui di seguito un articolo scritto da Marilena Menicucci e pubblicato da “Leggendaria – Libri Letture Linguaggi”, una testata autonoma e indipendente nata nel gennaio 1997 e distribuita in libreria e per abbonamento.
Carla Forcolin, “Mamme dentro”, Franco Angeli
Figli di donne recluse: testimonianze, riflessioni e proposte: il sottotitolo sintetizza l’argomento di questo libro di esperienze. L’autrice, infatti, racconta, attraverso le testimonianze personali, l’apporto dei volontari dell’Associazione La Gabbianella e gli altri animali, di cui è fondatrice e presidente, nel mettere in pratica quanto la legislazione internazionale, nazionale e regionale stabilisce a favore dei bimbi nati e cresciuti in carcere. Non vengono taciute le mille difficoltà, ma colpisce di più la passione, con cui questi volontari, compresa l’autrice, cercano di affrontarle, per permettere ai bambini, quasi tutti stranieri e Rom, di uscire dal carcere e di frequentare i luoghi adatti alla loro crescita: l’asilo, la scuola materna, la spiaggia, il parco, l’orto, la cucina. E quando non ci sono stati i contributi economici regionali e municipali, hanno organizzato lotterie e venduto calendari per finanziarsi. La prima parte del libro, ricca di testimonianze, permette a chi legge di seguire questi volontari nel loro rapporto con i bimbi, le madri, i diversi operatori e gli altri, nelle attività dentro il carcere(interessanti le pagine sull’educazione alimentare) e fuori, fino al paese d’origine, dove alcuni bimbi tornano, perdendo tutto. Toccante il racconto dell’autrice, quando è andata a trovare in Nigeria i due bimbi, di cui era stata affidataria in Italia(esperienza narrata in Mamma non mamma); serve a capire quello che succede nel corpo e nella psiche dei bimbi in balia di adulti, poco o niente attenti ai loro bisogni. All’interno del carcere, almeno in quello di Venezia, in cui opera questa associazione, sono presenti le competenze necessarie: il Direttore, la pediatra, la psicologa, il medico, il ginecologo, gli educatori, ma i volontari della Gabbianella operano per far uscire i bimbi dal carcere, convinti che, dentro, pur se seguiti al meglio, non crescono bene. Sembra ovvio, eppure Carla, raccontando la sua e le altre esperienze, aiuta a comprendere come la crescita libera con figure parentali di riferimento, in condizioni di normalità, per tanti bambini costituisca un sogno. E non è per niente scontato aiutarli in base alla legislazione vigente. Dalla legge Gozzini( 1986) all’attuale legge 62( 2011) si sono pensati interventi a favore di questi bambini: asili nido, ICAM(Istituti a custodia attenuata) e Case Famiglie Protette, ma l’autrice si domanda se è vantaggioso per i bambini stare in queste istituzioni fino a sei\dieci anni, per non essere separati dalle madri. Secondo lei i bambini che si trovano nella particolarissima situazione di dover condividere la carcerazione con le madri devono essere curati in modo attento e speciale perché non ripetano gli errori dei genitori. La proposta è l’affidamento diurno dei piccoli a degli adulti significativi, accettati e magari scelti dalle madri, per accompagnarli all’asilo, alla scuola materna e negli altri ambienti adatti ai bambini, fuori dal carcere, dove riportare i bimbi solo a dormire. I figli stanno con le madri solo di notte. Carla è consapevole della duplice difficoltà: trovare persone, capaci di sopportare l’incertezza, con la vocazione di crescere un\a bambino\a non proprio\a e di avvicinarlo alla madre e convincere le istituzioni preposte per i finanziamenti. La realtà, infatti, è molto complessa: i bambini cambiano in continuazione e bisogna procedere caso per caso; le madri si sentono donne “ vendute”, “ comprate”, hanno problemi psicologici, sono in attesa di giudizio, soffrono e i loro bimbi assorbono questo dolore, fino a considerarsi la causa di tutto; tra madre e figlio\a si crea uno scambio di ruolo pericoloso per la crescita del più piccolo\a; sono i bambini a consolare le madri; dov’è il padre?; la famiglia biologica è gelosa di quella affidataria e il Direttore con i suoi educatori fa tutto in carcere(alimentazione, contabilità, medicina, psicologia, architettura, tutela dei minori…): introducendo altre figure, potrebbero verificarsi conflitti di competenza. Alla fine l’autrice si chiede: per decidere sulla carcerazione della madre intervengono tribunale, giudici e avvocati, mentre su quella della creatura la decisione spetta solo alla madre, anche quando questa non sa pensare al futuro del più piccolo. Va bene così? L’affidamento diurno(almeno 15 ore settimanali) porta vantaggi ai bimbi: il permesso di soggiorno, l’assistenza sanitaria, abbonamento per i mezzi di trasporto, iscrizione scolastica, l’integrazione, eppure risulta difficile e in genere i bambini stranieri, dopo il carcere, vengono rispediti nel paese d’origine, subendo un nuovo abbandono. Chi legge impara non solo quanto sia ingiusta la condizione di questi bambini, ma soprattutto quanto sembri quasi impossibile liberarli dal triste destino, nonostante la buona legislazione in proposito nazionale e internazionale e il Protocollo d’intesa che stabilisce le Procedure per l’attivazione di forme di accoglienza dei bambini in carcere con la madre( si può consultare questo materiale nell’Appendice).
Fa sperare che la presentazione di questo libro sia avvenuta il 4 maggio a Roma, a Palazzo Madama, alla presenza della vice Presidente V.Fedeli, delle senatrici D. Mattesini, E. Fernana, F.Puglisi, M.Cirinnà, del Garante dei detenuti M. Palma e di altre Associazioni, come Roma insieme e Comunità di Sant’Egidio, che operano in linea con La gabbianella. Perché tutti sono all’opera per non cacciare i bambini ma accoglierli, rendere obbligatorio andare a scuola, dare il permesso di soggiorno alla madre, favorire il suo inserimento lavorativo(continuare fuori il lavoro appreso dentro il carcere), stabilire una collaborazione tra le diverse istituzioni preposte e rivedere l’intera organizzazione della detenzione, modellata sul maschile, non sul femminile.
Marilena Menicucci