carlaDopo avere tanto combattuto per far passare una modifica della legge sull’adozione che permettesse ai bambini in affidamento, se dichiarati adottabili, di essere adottati da chi già si prendeva cura di loro, non posso ignorare l’attuale conflitto sull’adozione del figlio del compagno/a omosessuale se questo bambino/a già vive con la coppia dello stesso sesso. Ho combattuto per 15 anni per far passare l’attuazione di una regola di semplice buon senso e umanità, che è passata solo grazie ad un compromesso. C’è voluto tanto solo perché il mondo cattolico temeva “aggiramenti della legge”, temeva che potesse adottare un bambino anche chi non era sposato e l’idea era che i singles avrebbero potuto essere omosessuali. Per questo fantasma sono stati fatti soffrire tantissimi bambini. Il problema non era quello di permettere ad una donna sola (perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di questo) di adottare il bambino che aveva cresciuto felicemente per mesi ed anni, era invece quello di affidare a qualcuno, che non sanciva con il legame del matrimonio la propria eterosessualità, il bambino. E questo perché c’è in moltissimi cattolici il retro pensiero per cui essere omosessuale significa essere perverso, cioè anche pedofilo. Insomma c’è un pregiudizio omofobo.

Su questo pregiudizio omofobo, che nessun ragionamento logico può scalfire, si basa la difesa a spada tratta della famiglia tradizionale. Però in questo modo, non volendo vedere la realtà per quello che è, si fa del male davvero. Non un male ipotetico, ma un male attuale e concreto: si nega a dei bambini che già esistono la possibilità di poter contare su due genitori a pieno titolo. Se a uno dei due, il genitore biologico, succedesse qualcosa, il bambino potrebbe essere adottato da persone diverse da quelle con cui ha vissuto la sua vita.

La legge Cirinnà non autorizza l’utero in affitto, ma riporta a livelli di tutela minima la vita di coppie omosessuali e dei bambini che con le stesse stanno vivendo. In nome di quale diritto dovremmo impedire a queste persone, che sono una minoranza da sempre perseguitata, di vivere tutelati da leggi la loro vita? Io non vedo in nome di quale precetto religioso e in nome di quale riferimento a Cristo, il cui messaggio fondamentale è l’amore per tutti, si dovrebbe fare questo.

Non mi piace nessuna forzatura della natura, né quella di chi protrae la morte naturale delle persone all’infinito, né quella di chi vuole far nascere dei bambini da coppie dello stesso sesso, ma quando i bambini già sono al mondo, dobbiamo solo garantirne una crescita sana e serena. Non possiamo farne cittadini a cui si negano affetti fondamentali. Invito tutti ad andare a vedere un vecchio film di Ugo Tognazzi, “Il vizietto”, dove, sorridendo, si affronta proprio questo problema. Ricordo anche che nell’olocausto persero atrocemente la vita, assieme agli ebrei, agli zingari, ai comunisti, anche gli omosessuali.

Carla Forcolin

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