Riportiamo qui di seguito un quesito posto alla “Gabbianella” in merito alla stepchild adoption e la risposta della Presidente, Carla Forcolin:
“Gentile Presidente, sto riflettendo sulla stepchild adoption che è oggetto di numerose prese di posizione in questi giorni Mi interessava un parere della “gabbianella”: lei cosa ne pensa? Mi piacerebbe però avere un suo parere vista l’esperienza che ha maturato in questi anni.
Grazie e cordiali saluti”
Caro amico,
mi lusinga che si chieda il mio modesto parere in merito. Ma, poiché me lo chiedi, ti rispondo: io penso che nel rapportarsi alle cose della vita serva a poco dire che non si vorrebbero certi fenomeni: se esistono, esistono. Ci sono coppie omosessuali dove uno dei due membri della coppia ha un figlio e il bambino cresce con entrambi/e. Mi pare evidente che per quel bambino gli adulti di riferimento sono coloro con cui vive e che se uno dei due morisse dovrebbe essere l’altro a tenerlo con sé. Quindi sono favorevole all’adozione del bambino da parte del compagno/a della madre o padre, purché questi abbia un buon rapporto, vero e profondo, con il bambino/a. Come sempre dev’essere l’interesse del bambino il criterio che ci fa orientare. Prima di decretare l’adozione, farei ascoltare il bambino, lasciandolo nel suo ambiente naturale (casa o scuola), da persona esperta, che si sappia rapportare al bambino stesso. Ma anche nel caso di una coppia eterosessuale questo andrebbe fatto. Le matrigne e i patrigni esistono ancora e non popolano solo le fiabe.
Sul fenomeno dell’utero in affitto, poi, credo si debba distinguere tra chi fa crescere un bimbo nel proprio ventre per amore e gratis, magari aiutando una sorella o un’amica carissima e chi lo fa per denaro o, peggio, chi costringe una donna a farlo per avere lui del denaro. In questo caso siamo davanti al reato di riduzione in schiavitù, direi. E’ difficile normare e io non normerei, fermo restando che già ora chi riduce in schiavitù può essere condannato con le leggi già esistenti.
Cordiali saluti, Carla Forcolin