E’ stato firmato in questi giorni (29 aprile) un importante protocollo d’intesa circa le procedure per l’attivazione di forme di accoglienza dei bambini in carcere con la madre.
Il protocollo è frutto di un accordo tra: Pubblico Tutore dei Minori della Regione Veneto e Garante delle persone ristrette nella libertà personale, Ministero della Giustizia (rappresentato attraverso la Direzione della Casa di Reclusione Femminile di Venezia e la Direzione dell’Ufficio di Esecuzione penale Esterna – U.E.P.E.), Questura di Venezia, Comune di Venezia, Centro per l’affido e la Solidarietà Familiare della Conferenza dei sindaci dei Comuni di Cavallino Treporti – Marcon – Quarto D’Altino – Venezia, Procura della Repubblica, Tribunale per i minorenni di Venezia, Associazione “La gabbianella e altri animali”.
Il Tavolo inter-istituzionale si è riunito la prima volta proprio su sollecitazione di quest’ultima Associazione, che rilevava il conflitto di interessi tra i bambini stranieri cresciuti in carcere, ma culturalmente italiani, e la legge che, in mancanza di un permesso di soggiorno per la madre, li espelle indirettamente dall’Italia per mandarli, a fine della pena della mamma, nel paese di origine della stessa.
Si pensi per un attimo al futuro di questi bambini, già privati della presenza del padre, di fratelli e di altri familiari, cresciuti con una mamma avvilita dalla detenzione, deprivati di stimoli ed esperienze che in carcere non si possono avere e poi mandati in paesi dove le condizioni di vita sono infinitamente peggiori e dove spesso c’è la guerra.
Per dare a questi piccoli la possibilità di inserirsi legalmente in Italia insieme alle madri, laddove le stesse lo desiderino, è sufficiente porli in affidamento diurno (quindici ore a settimana) presso una famiglia o singola persona italiana, solo di giorno, per tornare nelle ore serali e di notte con la mamma nell’I.C.A.M. (Istituto a custodia attenuata per madri).
Con l’affidamento i bambini hanno il permesso di soggiorno e questo facilita la possibilità che anche la mamma, chiedendo al Tribunale dei Minoreni un permesso di soggiorno, in base all’ex art. 31 del T.U. sull’immigrazione, che è mediamente di due anni, possa legalmente lavorare e sostenere le spese di un alloggio.
Al termine dei due anni alla madre potrà essere rilasciato un permesso per motivi umanitari, ex art.5, VI° comma T.U., convertibile in permesso di lavoro o altro.
Verrà quindi data alle madri una possibilità di onesto inserimento nel nostro mondo per favorire i loro figli.
I numeri riguardanti queste donne sono risibili (una madre ogni due/tre anni), ma l’accordo impedisce comunque la crudeltà di mandare in luoghi pericolosi, come ad esempio la Nigeria, dei bambini culturalmente italiani.
Il Tribunale dei Minorenni, che ha ospitato il Tavolo durante i lavori, ha preso atto, con la Procura della Repubblica, dell’accordo.
Questo accordo, che vede coinvolte tante istituzioni per il bene di pochi bambini, è frutto della buona volontà di tutti questi soggetti, ma soprattutto del lavoro e della tenacia della Garante, che purtroppo sta per finire il suo mandato.
Molte altre sono le procedure in favore di questi bimbi previste dal protocollo, che potete leggere nella sua interezza qui.
Carla Forcolin